Un estratto del libro
Il primo ricordo che ho di me, è il corridoio della casa di allora e la camminata un po’ incerta, con in braccio una bambola dai capelli biondi.
Credo che fosse il mio compleanno, probabilmente il terzo.
Ridevo e chiacchieravo, e vedevo i miei genitori e mia nonna che a loro volta parlavano, però non ridevano, sorridevano soltanto.
Ricordo il pavimento di marmo verde screziato, l’armadio a muro lungo la parete del corridoio, la cassettiera a fianco della porta della cucina, e gli odori che provenivano da quella specie di tinello e che mi piacevano tanto, perché erano già le mie ‘madeleines’, anche se allora non lo sapevo.
Un misto di cibi, caffè, detersivi per i piatti, qualcosa che racchiudeva il senso dell’essere a casa, dello stare al sicuro, del sentirsi in un grembo che partendo dall’olfatto coinvolgeva sensazioni ben più profonde.
Quel primo ricordo di me bambina esiste da prima ancora di averlo visto, anni dopo, in una fotografia.
E anche se mia mamma aveva detto, mentre la guardavamo insieme, che il vestitino che indossavo quel giorno era di un rosa scuro (lei diceva color lampone), sono rimasta convinta che fosse grigio.
Esattamente come in quella vecchia fotografia in bianco e nero.