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Tess vol. 3

Un estratto del libro

Era arrivata da Cal che non erano neanche le otto ed era uscito subito, con una sciarpa sui toni del rosa che le aveva strappato un sorriso.

<<Scusami ancora per l’inconveniente>> e dopo un attimo <<non avevo mai guidato una Renegade… ti dispiace spostarti, cara?>>

[…] Aveva provato a opporsi, poi si era rassegnata a passare al sedile di sinistra e a restare con lo sguardo rivolto al finestrino, scivolando su ricordi ormai lontani eppure ancora vividi. Aveva pensato alla prima volta che era salita su quell’auto, alla strana sensazione di star seduta da quella parte, a Graham che guidava, mentre esponeva i risultati delle ricerche su Ardghal, diretti a Major Cross. Aveva pensato anche alla prima volta che si era messa lei alla guida, fuori dalla casa già non più sua, al lunghissimo viaggio attraverso l’Europa, ad Ares dietro il divisorio.

<<Hai intenzione di tenermi il broncio per l’intera giornata? Non saresti un granché di aiuto, in questo modo! Santo cielo, Teresa, mi sono scusato, mi sembra di guidare in maniera ineccepibile, al ritorno mi fermo al distributore di Omagh e ti faccio il pieno… cos’altro posso fare per toglierti dalla faccia quell’espressione da regina Elisabetta?>>

Era scoppiata a ridere prima di lui e aveva cercato di lasciarsi alle spalle le malinconie e di godersi il viaggio. Osservava il panorama ai lati delle carreggiate, il traffico scorrevole, i cartelli stradali con le distanze in miglia anziché in chilometri e ascoltava l’entusiasmo di Cal, nel descrivere dove sarebbero stati e chi avrebbero incontrato.

[…] Era rimasta dubbiosa, ma aveva dovuto riconoscere che era stato un gran giorno, non soltanto per Cal e per le sue aspirazioni. Tra un anonimo ufficio in una casa con il murale di Bobby Sands sulla facciata esterna e uno più prestigioso con vista sulla cupola del Belfast City Hall, tra il pranzo in un pub fortunatamente poco affollato e il passaggio in auto lungo un tratto delle Peace Lines, tra volti sorridenti dietro le mascherine quasi sempre abbassate e discorsi impregnati di enfatici ottimismi, Teresa era stata contenta di aver visitato Belfast, seppure abbastanza di sfuggita.

Appena fuori città, mentre facevano ritorno, aveva telefonato ad Ardghal. Poi si era messa a seguire i rallentamenti tipici dell’orario di rientro dal lavoro.

<<Qual è la città irlandese che ti piace di più? Comprese Belfast e Derry, ovviamente!>>

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