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Chi sono

Sono nata a Milano agli inizi degli anni ‘60, ma da decenni vivo in Trentino, dove ho proseguito e concluso la mia esperienza lavorativa in ambito sociosanitario.

La passione per la scrittura l’ho scoperta che ero ancora bambina; ho cercato di applicarmi con un certo trasporto fin dai “pensierini” dei primi anni delle elementari, finendo col prenderci sempre più gusto, con i temi e le tesi del periodo scolastico successivo.

Durante gli anni del liceo ho scritto poesie, trascinata dai fermenti delle letture e dai tormenti tipici dell’adolescenza; alcune sono state pubblicate da una rivista per teenagers di cui non mi lasciavo sfuggire un numero e di cui oggi non ricordo neppure il nome, mi sembra fosse “Noi” o qualcosa del genere, apparteneva al gruppo “Vogue”.

Poi, le ordinarie circostanze della vita, gli impegni familiari e lavorativi, o forse semplicemente la pigrizia, hanno interrotto questo mio interesse.

Sino a quattro anni fa, quando una certa situazione generale e una probabile nuova ispirazione personale, mi hanno spinta a ricominciare.

Ho scritto il primo romanzo di getto, in brevissimo tempo, trascinata dall’impeto di voler raccontare una storia che continuava a ronzarmi nella testa, una storia peraltro parzialmente autobiografica e l’ho intitolato “La femmina alfa”, dalla definizione data alla protagonista dal personaggio maggiormente rilevante, nel libro e nella vita della donna in questione.

Ho quindi iniziato un nuovo romanzo, ma un sogno – sì, proprio un episodio onirico – mi ha dato lo spunto per cimentarmi con un genere mai affrontato prima, e cioè il mystery.

“Tess” è nato così, per caso o per coincidenza, non saprei… avrebbe dovuto essere un solo volume, tuttavia una serie di strane circostanze mi ha spronata a continuare il racconto; si sono aggiunti un secondo e un terzo volume ed è diventata una trilogia ambientata tra l’Italia e l’Irlanda, tra fenomeni arcani e spaccati di vita quotidiana.

Dopodiché, ho rimesso mano al romanzo interrotto non senza qualche difficoltà, sia per via del fatto che nel frattempo erano trascorsi un paio d’anni, sia per via della tecnica di narrazione scelta e cioè in soggettiva, come se le scene fossero descritte da una cinepresa; il risultato è stato sorprendente anche per me e “I ragazzi dell’ottantasei” è sinora l’opera che considero meglio riuscita.

Naturalmente la passione ritrovata non è svanita e sono al lavoro sul sesto romanzo, che si intitolerà “Il figlio dell’Agnese”.